Cosa fare

Bisogna innanzitutto indagare, aiutate da un bravo psicologo bisogna capire chi siamo veramente. L'onestà con noi stesse è un requisito fondamentale; si può arrivare a chiedere il cambiamento di sesso per molte ragioni, non tutte riconducibili al transessualismo. Il rischio è quello di imboccare una strada sbagliata e senza ritorno. Non preoccupatevi di aderire ad un femminile stereotipato per dare credibilità alla vostra richiesta, finireste solo per indossare una nuova maschera. È importante arrivare ad una definizione coerente e verosimile della propria storia e della propria personalità: questo risultato è possibile anche se lo psicologo non ha una particolare conoscenza del fenomeno transessuale, e persino se è apertamente ostile a questa interpretazione. La mia esperienza personale mi ha portata a raggiungere una grande sicurezza proprio attraverso il confronto con una psicologa convinta che il transessualismo fosse un "delirio dell'identità", e contraria ad ogni ipotesi di intervento sul corpo. Cercare di convincere una persona ostile ci costringe a valutare ed approfondire le nostre opinioni, molto più del confronto con un terapeuta solidale. Una volta ben sicure dei nostri bisogni è bene rivolgersi ad un centro pubblico specializzato (se non l'avete fatto subito); è l'unico modo per ottenere un'assistenza competente senza rovinarsi economicamente. Purtroppo l'elenco di queste strutture è molto breve, è probabile che si trovino tutti troppo lontano dalle vostre abitazioni; sono solo quelli che conosco, potrebbero essercene altri:

  Consultorio di Sessuologia
Ospedale Mauriziano, Torino
 {short description of image} Saifip (Servizio per l'Adeguamento fra Identità Fisica e Identità Psichica)
Ospedale S. Camillo - Roma
 {short description of image} Movimento Identità Transessuale (MIT) Bologna
 {short description of image} AIED - Genova
  Servizio di Psichiatria e Urologia dell'Università di Bari
  Servizio di psicologia e Unità operativa di Urologia dell'Ospedale Federico II, Napoli

Possibilità

La rimozione della barba

La barba è la più evidente delle caratteristiche virili e conseguentemente è spesso vissuta come una forte causa di disagio. È fortunatamente un problema risolvibile anche prima di iniziare la terapia ormonale; mentre aspettavo che la mia psicologa autorizzasse la terapia ormonale, è stato di grande conforto iniziare a modificare il mio aspetto in modo significativo. Io ho utilizzato il metodo che è attualmente considerato più efficace: il laser a diodo; i follicoli vengono distrutti dal surriscaldamento del pelo, perché il sistema funzioni è quindi necessario che la barba sia pigmentata; il metodo è tanto più efficace quanto più alto è il contrasto tra il colore del pelo e quello della pelle; dovete essere privi di abbronzatura, sia per aumentare l'efficienza del laser sia per evitare la formazione di macchie chiare sulla pelle. Le barbe bionde e i peli bianchi possono essere eliminati con la tradizionale elettrocoagulazione.
Il laser a diodo e altri strumenti più recenti possono essere impiegati solo da medici: cercate quindi chi è attrezzato tra i dermatologi della vostra città. L'esperienza di tante persone che hanno sperimentato i laser dei centri estetici è molto deludente, in questi casi si può solo parlare di depilazione a lunga durata ma non certo definitiva. Nel mio caso: una barba nera decisamente folta è stata eliminata in un anno con una decina di trattamenti, uno al mese. Se non iniziate una terapia antiandrogenica dovete però aspettarvi che nel tempo il testosterone continui ad attivare nuovi follicoli.
Non voglio nascondervi l'altra faccia della medaglia: il metodo è costoso, non chiedete preventivi perché il numero di applicazioni è molto difficile da stabilire: confrontate i costi per seduta; gli effetti del laser non passano inosservati: provocano un forte arrossamento e piccole ustioni superficiali con la formazione di crosticine: considerate che quando vi presenterete in pubblico saranno necessarie delle spiegazioni; io ho vissuto la cosa in positivo dicendo chiaramente cosa stavo facendo, in questo modo ho iniziato a modificare la mia immagine pubblica e a generare nei miei interlocutori qualche dubbio sulla mia virilità.

La terapia ormonale

L'effetto femminilizzante degli ormoni è fortemente individuale, non aspettatevi miracoli e considerate in modo molto critico il vostro punto di partenza. Posso quindi parlare solo della mia esperienza considerando che non può essere generalizzata. Psicologicamente ho cercato di mantenere le mie aspettative ad un livello molto basso per evitare delusioni depressive, la realtà è andata ben oltre. Ho stabilito che in ogni caso avrei evitato situazioni grottesche, avrei adottato l'abbigliamento e le consuetudini femminili solo se fossi diventata una donna credibile. Insieme alla terapia ho iniziato a lasciarmi crescere i capelli, dopo quattro mesi una commessa mi ha chiamata signora per la prima volta; dopo 6 mesi di trattamento, nonostante l'abbigliamento maschile, ero considerata una donna ovunque mi recassi. L'ingentilirsi del viso, la rimozione della barba e i capelli acconciati in modo semi-femminile sono bastati a consentirmi il passo successivo: l'inizio del "Real Life Test", l'adozione dell'abbigliamento femminile e la concreta speranza di integrazione sociale come donna: praticamente il massimo dei miei desideri.


Il "Real Life Test"

È il punto di svolta del percorso di transizione, iniziare a presentarsi in pubblico come donna è il passo più impegnativo e deve essere preparato con cura. Solo nel momento in cui la mia femminilità veniva riconosciuta da tutti gli estranei che incontravo, mi sono sentita confermata nella mia identità e ho potuto trovare la necessaria sicurezza nelle mie possibilità. Prima di presentarmi in abiti femminili ho reso pubblica la mia situazione ai colleghi e al mio datore di lavoro, i miei familiari conoscevano la mia condizione da anni ma è stato comunque necessario parlarne per evitare sorprese. Il cambiamento è stato comunque graduale per consentire l'abitudine al nuovo aspetto; ora, dopo 4 mesi, posso permettermi qualsiasi cosa rimanendo, beninteso, nei limiti del buongusto. Mi presento come ci si aspetta faccia una qualsiasi donna della mia età, in questo modo appaio in modo rassicurante e facilito l'adattamento: le persone sanno come comportarsi con gli uomini e con le donne, di fronte ad un individuo stravagante difficilmente incasellabile sono semplicemente imbarazzate, in questi casi le reazioni di chiusura ostile sono più frequenti.
Contemporaneamente ho iniziato a riferirmi a me stessa al femminile e usando il nuovo nome, non ho chiesto a nessuno di farlo ma, gradualmente, tutti si sono abituati; credo sia stato importante non imporre nulla ma offrire semplicemente un comportamento ed una immagine coerenti. Nonostante il tempo trascorso sia così breve: se cerco di ricordare quando ero costretta in un'immagine maschile mi sembra sia passata una vita intera.


RCS e rettifica anagrafica

Tutta la materia è regolata da una legge molto breve: nr. 164 del 14 aprile 1982. La sua semplicità non è del tutto un bene perché lascia molto spazio all'arbitrio del giudice e finisce per essere applicata secondo norme consuetudinarie: ogni tribunale è un caso a sé. Munitevi di un discreto avvocato e fate ricorso; gli indirizzi di due professioniste esperte li potrete trovare nel sito del MIT. Dovrete decidere se presentare anche una perizia di parte: medica e psicologica. Non tutti i tribunali ne tengono conto: quasi sempre il giudice nomina un consulente d'ufficio incaricato della perizia (lo nomina il giudice ma lo pagate voi!). Nel mio caso, come in altri che conosco, la perizia di parte è stata accettata e messa agli atti senza discussione; si trattava però di documenti emessi da una struttura pubblica - Il consultorio per l'identità di genere - di Bologna, la mia unica udienza è durata 10 minuti. Una volta ottenuta sentenza favorevole è arrivato il momento di rivolgersi al chirurgo. Se intendete rivolgervi ad una struttura italiana dovrete attendere la registrazione della sentenza per poterne ottenere una copia e può capitare che questa fase burocratica sia più lunga di quella legale.
Il tempo di attesa di alcuni ospedali è molto elevato: fino a 2 o 3 anni; alcuni centri hanno invece liste d'attesa brevissime, come mai? io, nel dubbio, ho preferito diffidare. La mia comprensibile fretta è stata frenata dalla conoscenza di esperienze totalmente negative: casi di improvvisazione chirurgica ai limiti della follia. Se il S.S.N. richiede una pazienza incompatibile con le vostre (e le mie) esigenze, come accelerare? Come sempre naturalmente: pagando! In questo caso però non ha senso limitare la scelta ai soli professionisti italiani. Io mi sono rivolta al Dr. Dalrymple di Londra: 1 mese di attesa, 10 giorni di degenza e un risultato di cui sono totalmente soddisfatta. La differenza di prezzo rispetto all'Italia non è altissima mentre è enorme la differenza di esperienza; un'interprete è inoltre disponibile per aiutare chi, come me, non ha molta confidenza con l'Inglese.
Il tutto si risolve con un solo viaggio a Londra. Uno o due giorni dopo la visita nello studio del chirurgo si è ricoverate. Inizia il digiuno che si protrarrà per 6 giorni e avviene la preparazione all'intervento: radiografia ai polmoni (non chiedetemi perché ma si vuole essere certi dell'assenza di tubercolosi) e lavaggio intestinale (non è bello, me ne rendo conto, ma si sopporta). L'intervento viene eseguito il giorno dopo e dura circa 4 ore: vengono eliminati i testicoli, i tessuti del pene e dello scroto sono utilizzati per realizzare la vagina e le labbra, il clitoride è solo estetico: la sensibilità è vaginale. Dopo l'intervento si rimane a letto per 5 giorni, trascorsi i quali viene rimossa la medicazione e... bisogna riuscire a fare la pipì! Non è facile come si potrebbe immaginare: l'effetto residuo dell'anestesia riduce lo stimolo, il gonfiore stringe l'uretra e le continue sollecitazioni delle infermiere creano una certa ansietà; molta acqua, la pancia davanti al condizionatore e tutti i rubinetti del bagno aperti, è il sistema che ho usato e posso consigliare: funziona! Dopo altri 4 giorni vengono rimossi i punti è si è dimesse. Per rassicurare le più timorose: non ho mai avuto esperienze dolorose di nessun tipo, il giorno dopo le dimissioni ho visitato il "Natural History Museum" mentre il successivo è stato dedicato al "Victoria and Albert", nessun disagio e nessun problema di deambulazione, solo un po' di debolezza causata dal digiuno. Non lo consiglio ma è possibile rivolgersi a Londra anche se prive di autorizzazione legale, verrete comunque intervistate sia dal chirurgo sia dal suo psichiatra di fiducia. In ogni caso, anche se autorizzate, se il caso non fosse chiaro potrebbe comunque rifiutarsi di operarvi. La rettifica anagrafica è solo un fatto burocratico: il giudice accerta l'avvenuta rettifica dei genitali in base ad una perizia medica e dispone l'adeguamento delle registrazioni anagrafiche.


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