Introduzione
Il transessualismo è lesperienza di tutte
quelle persone, maschi e femmine, che non sentono di appartenere al sesso in
cui sono nate e quindi, rispetto a questo, hanno un rapporto problematico, che
può creare disagio e sofferenza.
Secondo stime molto approssimative si pensa che in Italia ci siano circa 10000
transessuali (1), concentrati in gran parte nelle grandi aree urbane e
metropolitane. In questa stima la percentuale più alta è quella
delle MTF (maschile transizionato femminile) mentre gli FTM (femminile
transizionato maschile) sono in percentuale minore. (Le due sigle vengono usate
ultimamente per maggiore chiarezza e precisione, esse indicando il punto di
partenza e quello di arrivo e, sottolineando il transito (da-a), chiariscono
bene quale debba essere il genere più consono al soggetto, che è
quello di arrivo) (2).
E esattamente dal 1949 che il termine transessuale, è entrato a
far parte del vocabolario ufficiale, da prima in quello strettamente
scientifico e accademico, per poi divenire, negli ultimi decenni, di uso
comune, sostituendo il classico quanto inesatto travestito
(letteralmente persona che si traveste). Il termine fù introdotto dallo
Psicologo americano Dott. Cauldwell e ripreso nel 1953 dal ricercatore
americano Dott. H. Benjamin (3), per indicare quelle persone che intraprendono
un percorso di adattamento del proprio fisico alla percezione che esse hanno di
se; attraverso interventi di tipo chirurgico, ormonale ed estetico. Quindi per
chiarezza si può asserire che cè una differenza sostanziale
tra il travestitismo e il transessualismo, anche se il primo può
rappresentare un primo passo di unesperienza più profonda, ma
comunque non la rappresenta. E importante sottolineare che non tutte/i i
transessuali arrivano, o desiderano arrivare, allintervento per il cambio
di sesso, in quanto non tutti sentono questa necessità e molti
preferiscono non sottoporsi allintervento. Chi invece, dopo profonde
riflessioni, effettua lintervento, può considerare finita la sua
esperienza transessuale, in quanto dopo loperazione, diventa donna o uomo
a tutti gli effetti. Negli ultimi anni è stato introdotto il termine
transgender, che facilita la comprensione e si avvicina di
più alla complessità della situazione.
Il sesso rappresenta un segno fisico inconfondibile che serve ad identificarci
al momento della nascita, ma assolutamente esso non può rappresentarci
per sempre, in quanto la nostra identità è in continua
formazione, ed è influenzata da svariati fattori durante tutto
larco della vita. Ì termini travestito e transessuale,
nellaccezione comune, hanno avuto spesso una connotazione negativa,
dovuta anche alla cattiva informazione e allimmagine distorta che ne
hanno dato i media, i quali ricercando spesso la sensazionalità della
notizia, ne hanno sottolineato il lato folklorico-caricaturale e quello
criminale: Transessualismo = deviazione = prostituzione = delinquenza. Tutto
ciò ha contribuito allemarginazione e alla solitudine di una
intera categoria. Molti/e trans, isolati ed emarginati, spesso sono spinti dal
rifiuto e dallintolleranza, verso situazioni estreme, precarie e
violente. A causa di questa chiusura nei loro confronti, molti transessuali si
sono ritrovati a vivere, anzi a sopravvivere fuori dalle norme, ai margini,
ritagliandosi spazi e situazioni proprie che garantissero un minimo di
vivibilità e permettessero loro di respirare; si è creata
così quella subcultura a cui ultimamente si cerca di restituire
dignità, visibilità e spazi. Prima che Cauldwell coniasse il
termine, i/le transessuali esistevano comunque, semplicemente era negata la
loro esistenza e di conseguenza essi non avevano un nome. Tutti coloro che non
si identificavano con i ruoli imposti erano considerati socialmente pericolosi
e quindi incarcerati , oppure malati e quindi rinchiusi negli ospedali
psichiatrici. Lunica collocazione che i/le transessuali hanno avuto
assegnata è stata nel mondo dello spettacolo e nella sfera religiosa;
prima collocati nella mitologia, dopo nella fantascienza, comunque sempre
lontano dalla vita reale.
Si calcola che quasi la metà delle transessuali MTF, si prostituisca o
si sia prostituita (4) perché laccesso al lavoro è
difficile e problematico, o perché le cure di cui hanno bisogno sono
molto costose e non accessibili alla gran parte di loro. Spesso la loro
condizione viene sfruttata da gente senza scrupoli, che lucra e specula sulla
loro pelle: dottori, estetisti, padroni di casa, avvocati. Facendo esempi
pratici, un/una trans può spendere dai 5 ai 10 milioni per un intervento
chirurgico semplice ( seno, naso e altro), fino ai 30 milioni per
lintervento di rettifica, che diventano il triplo per un FTM (5). A
questi vanno aggiunti i costi delle visite endocrinologiche e delle cure. Le
perizie medico-legali ( dalle 800.000 mila ai 20 milioni chiesti a Genova).
Senza dimenticare che gli affitti di casa per una trans, superano di gran lunga
la media.
Dal 1982, anno di approvazione della legge 164 (6) che permette la
riattribuzione del sesso, si è avviato un lento ma inarrestabile
processo di liberazione, è nato e cresciuto un movimento che lotta per i
diritti civili e quindi molte cose sono cambiate e stanno cambiando. Non
è passato tantissimo tempo da quando alle trans veniva dato il
famigerato articolo 1 (7), che priva dei diritti civili chi ne
è in possesso, o dal carcere preventivo e la sorveglianza speciale in
quanto considerati socialmente pericolosi.
Oggi nel 1999, la situazione per fortuna è un po cambiata, ma non
al punto di sentirci soddisfatte. Di transessualismo, ultimamente se ne parla
molto, spesso se ne parla tanto e si dice poco, questo ha fatto si che da
alieni, i/le trans diventassero terrestri, quindi conoscibili e quindi avviati
ad un possibile processo di integrazione.
Sono sempre di più le transessuali che accedono al mondo del lavoro e
della vita pubblica, spezzando il binomio transessualismo-prostituzione. La
prostituzione è stato sempre un elemento con cui le trans si sono dovute
o volute confrontare, un tempo sicuramente per limpossibilità di
scegliere oggi sempre più frequentemente per una libera scelta.
Non dimentichiamo però che ci sono molte aree del paese che sono rimaste
impermeabili al cambiamento e questo vale anche per molte aree del mondo (8).
Se in molte zone sono nati grossi movimenti che hanno spinto verso
lemancipazione, in moltissime zone del mondo, la repressione più o
meno brutale è la regola.
Storia
Il MIT ( Movimento Italiano Transessuali), nasce
ufficialmente in Italia nel 1982, con le battaglie e le rivendicazioni dei
transessuali per i loro diritti. Lapprovazione della legge 164 (Aprile
1982), che prevede la legalizzazione dellintervento per il cambio di
sesso, fu preceduta da proteste e manifestazioni, che riunirono in un movimento
nuovo ed originale i/le transessuali di tutta lItalia. Cellule del MIT
sorsero a Milano, Roma, Firenze e Torino dando avvio, tra tante
difficoltà, a quel processo di liberazione ed emancipazione, che ancora
oggi non si è esaurito. Allinizio il MIT si fece portavoce del
disagio di tutte quelle persone oppresse ed emarginate, che per il loro modo
dessere vedevano negati e calpestati i propri diritti In gran parte dei
casi, le trans erano costrette a prostituirsi e a vivere di espedienti. A
molte, anzi a tutte, veniva dato il famigerato articolo 1, con tutte le
conseguenze che questo prevedeva (perdita dei diritti di cittadinanza), molte
erano soggette alla sorveglianza speciale e qualcuno, che affrontò
lintervento di rettifica, prima che la legge 164 fosse approvata, fu
mandata al confino. Da allora, il MIT si è evoluto e diversificato, per
linee programmatiche, obiettivi e scelte politiche, secondo zone, città
o regioni.
Il M.I.T. in
Emilia Romagna
Il MIT a Bologna comincia ad operare nella seconda
metà degli anni ottanta dietro la spinta dellinstancabile
Marcellona e con limpegno di alcune trans che, come le formichine, sono
riuscite negli anni a costruire una struttura unica ed originale.
Nel 1993 il Comune di Bologna, assegna allassociazione uno stabile che
possa servire da centro di coordinamento e sede di un consultorio per la salute
dei cittadini transessuali.
Da una politica volta fondamentalmente alla difesa dei diritti e della
dignità, il MIT è passato ad una vera e propria politica di
progettazione, attivando tutte le risorse disponibili, proponendo e offrendo
ai/alle trans servizi ed iniziative che sono tornate utili non solo ai diretti
interessati, ma alla comunità tutta. Ricordiamo a proposito, che al MIT
si rivolgono tutti coloro che , per motivi diversi, sono interessati a
questioni inerenti il transessualismo: studenti laureandi, ricercatori,
giornalisti e simpatizzanti, oltre ad enti e istituzioni (università,
ministeri, comune, regione, servizi sociali e sanitari). I transessuali, nella
nostra città, sono riusciti ad avere, grazie a politiche sensibili ed
attente, quel famoso diritto di cittadinanza, che costituzionalmente dovrebbe
essere una garanzia di tutte le democrazie avanzate. Lo slogan che da sempre
caratterizza la nostra associazione è i diritti sono uguali per
tutti. Una società la si giudica dalle possibilità che
offre a tutti i suoi cittadini, senza distinzione, di emanciparsi ed essere
felici nel rispetto reciproco.
Ultimamente, riflettendo sul nome della nostra associazione, ci è
sembrato riduttivo e fuorviante la sigla e in particolare il termine
Italiano che ci dava una connotazione non corrispondente alle
nostre linee guida. Cambiare il nome ci è sembrato azzardato, in quanto
esso si è sedimentato nella memoria collettiva e serve ad identificarci,
per cui abbiamo sostituito Italiano con il termine Identità
che con la stessa iniziale lascia la sigla invariata. Il nostro lavoro
travalica i confini nazionali, la nostra esperienza è simile a tante
altre sparse nel mondo e ci piace proiettarci verso un mondo senza confini
geografici o politici, verso un mondo senza divisioni di razza , colore,
religione, sesso e genere.
Tra le battaglie che il MIT è impegnato a portare avanti,
cè quella che permette ai/alle trans di poter cambiare il nome,
scegliendone uno più consono alla percezione di se e senza arrivare
obbligatoriamente allintervento di rettifica. Una legge che permette
questo ( Piccola Soluzione) è già operativa in molti paesi
dellEuropa. Il Parlamento Europeo ha dato disposizioni ai singoli paesi
di legiferare a proposito, per cui il MIT insieme ad altre associazioni sta
facendo pressioni affinchè lItalia si allinei al resto
dEuropa. A proposito, invitiamo ad una riflessione:
quali problemi un nome non consono al
proprio aspetto può creare? da un reparto di ospedale alla dogana,
dal carcere a tutti quei posti dove qualcuno deve controllare e confrontare i
dati anagrafici.
Vogliamo inoltre ricordare la battaglia per le unioni civili che ci vede
impegnati insieme al movimento Gay e Lesbico e che ha trovato nella nostra
presidentessa una interlocutrice politica ed una delle sue più strenue
paladine.