La partner

Ci si deve aspettare che si senta tradita, è una reazione comprensibile: crederà che le abbiate nascosto intenzionalmente la vostra condizione per tentare comunque di avere una vita maschile. Convincerla che la consapevolezza della vostra identità di genere è maturata nel tempo e dopo un lungo lavoro di indagine psicologica è, generalmente, un arduo compito.
Sono convinta che il metodo migliore sia quello di farla subito partecipe del vostro travaglio interiore coinvolgendola nel percorso di analisi: otterrete così un graduale avvicinamento alla vostra realtà interiore; la qualità del legame affettivo è comunque essenziale nel determinare l'evoluzione del rapporto coniugale in un rapporto fraterno.
La mia esperienza e quanto conosco di altre vicende mi portano a fare alcune considerazioni sulle caratteristiche delle nostre partner: fra di loro sono molte quelle che apprezzano soprattutto le nostre qualità femminili; indagando alcuni casi (compreso il mio) è possibile riscontrare due motivazioni principali:

  1. Il cripto-lesbismo: si tratta di donne tendenzialmente lesbiche che costruiscono, magari inconsciamente, un rapporto di copertura che consenta un compromesso tra le loro esigenze esistenziali e la paura di vivere la propria condizione. Talvolta la transizione invece di distruggere la coppia crea un rapporto compiuto, ci sono famiglie con figli che in questo modo sopravvivono alla transizione.
  2. La compensazione affettiva: sono donne che hanno vissuto delle forti carenze affettive materne, trovano nel partner quella figura di madre "buona" che hanno desiderato durante l'infanzia. Se hanno superato le nevrosi provocate dalla loro esperienza possono vivere il vostro problema in modo solidale e affettuoso, il caso contrario è invece temibile: si sentono nuovamente tradite e abbandonate dalla madre, reagiscono con rabbia e rancore e ve la faranno pagare cara. Le mie ex-partner appartengono a questa categoria, fortunatamente la mia transizione avviene con il sostegno di una donna del primo tipo, mentre la mia prima esperienza coniugale è stata con una del secondo; è stata un'avventura che non auguro a nessuno.

I figli

Il problema delle ripercussioni della transizione su mio figlio è stato indagato e analizzato con le mie psicologhe per lungo tempo: era chiaramente l'aspetto che presentava le maggiori incognite e si temeva potesse avere conseguenze emotive e sociali catastrofiche. Contemporaneamente la mia compagna ha avuto regolari colloqui con una psicologa specializzata in problemi dell'età evolutiva.
Nel tentativo di immaginare le possibili conseguenze ci siamo ovviamente affidate a quanto si conosce della psicologia infantile e alla scarsa casistica documentata. Le situazioni come la nostra non sono particolarmente rare ma non sono mai state indagate scientificamente: considerate che l'analisi medico/psicologica del transessualismo inizia solo negli anni '60; per fornirvi altre e imparziali informazioni sull'argomento: troverete tra i documenti la traduzione di un capitolo di un testo americano abbastanza recente. Quel che appare chiaro è che la capacità di accettazione decresce con l'aumentare dell'età ed è minima durante l'adolescenza: il bisogno di accettazione sociale dei ragazzi è tale da portarli a rifiutare qualsiasi cosa li possa compromettere agli occhi dei compagni.
Fortunatamente mio figlio è stato informato a soli 5 anni: i bambini di quest'età sono ancora, fortunatamente, poveri di pregiudizi, non hanno nessuna difficoltà ad accettare qualsiasi spiegazione gli venga fornita da una persona degna della loro fiducia. Inoltre il transessualismo è facilmente chiarito attraverso la distinzione tra corpo e anima, considerando che il concetto di anima è sempre presente nella mentalità infantile; in realtà i bambini sono portati istintivamente a concedere un'anima a qualsiasi cosa, comprese quelle palesemente non viventi. Prima di affrontare l'argomento ho aspettato che la terapia ormonale avesse qualche effetto per dare concretezza a quanto gli dicevo, volevo evitare un discorso completamente astratto che sarebbe sembrato una favola.
Quando, con l'apprensione che potete immaginare, ho affrontato l'argomento con mio figlio per spiegargli le particolari caratteristiche di suo padre e i cambiamenti corporei che si dovrà aspettare, ho avuto la conferma delle mie convinzioni: per un bambino la cosa veramente importante è la solidità del legame affettivo con i genitori, non c'è nessun trauma.
La sua reazione è stata di interesse: mi ha rivolto qualche domanda e ha ironizzato simpaticamente sul fatto che mi si sarebbe sviluppato il seno. Un bambino può tranquillamente accettare un padre "donna" purché la situazione gli venga chiarita serenamente, come un fatto possibile anche se raro, e la qualità del rapporto affettivo non venga messa in dubbio. La consapevolezza che papà "ha l'anima da femmina" è semplicemente entrata nel suo panorama familiare; è stato il più veloce ad abituarsi al mio nuovo nome: con mio grande piacere mi chiama Vale e usa termini al femminile, dimostrando così l'estrema duttilità infantile e la totale mancanza di resistenze interiori.


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